Piccola isoletta della Sicilia. Una zona di passaggio. L’unico puntino in superficie prima della Terraferma. Emanuele Crialese torna sui luoghi visti in Respiro e racconta una storia piena zeppa di contraddizioni e di conflitti irrisolti senza mai uscire dall’isola. I turisti in vacanza, i pochi pescatori rimasti, le forza dell’ordine e forse anche qualche italiano un po’ distratto guarderanno da molto vicino la realtà degli sbarchi.
Ernesto, pescatore esperto con il cuore ballerino e Filippo, il nipote che vuole continuare a “uscire” con Santuzza, la vecchia barca un po’ scassata, sono in mare aperto quando vanno a sbattere contro “qualcosa” che galleggia sul pelo dell’acqua. Si capisce subito che il pezzo di legno urtato è un pezzo di un barcone. Agghiacciante.
Questo è l’inizio di Terraferma. Siamo subito con gli abitanti dell’isoletta, ogni riferimento a Lampedusa non è puramente casuale. Pochi istanti di visione ed è come se fossimo su una prua a inseguire con lo sguardo i barconi carichi di disperati. Chi occupa le cosiddette navi della speranza, appena scorge italiani, si butta in acqua e comincia a nuotare disperatamente. La drammaturgia di un evento del genere - inseguimento a nuoto di imbarcazioni italiane! - non può lasciare insensibili. Difficile dire se le scelte registiche abbiano sovradimensionato l’evento. Sì, insomma se Crialese, come è stato detto anche al Festival di Venezia, abbia esagerato in alcuni passaggi. Una cosa è sicura: la messa in scena è impressionante.
Durante uno di questi folli inseguimenti, un gruppo di africani riesce a raggiungere Santuzza e salire a bordo. I pescatori, anche se con la Guardia Finanza non mancano i conflitti, sanno perfettamente come comportarsi in quei casi molto frequenti: una volta avvistati clandestini a largo delle coste devono avvisare la capitaneria di porto e tornare a riva. La legge del mare, tuttavia, non può permettere che si lascino “cristiani” in acqua. Non tutti i membri della famiglia di Ernesto la pensano come lui.
Nino (Beppe Fiorello), ha deciso di puntare tutto sul turismo locale non vuole certo che il bar sulla spiaggia o le altre terribili attività da villaggio turistico che organizza siano interessate dagli sbarchi dei clandestini. Giulietta (Donatella Finocchiaro), invece, sarà letteralmente travolta dagli arrivi. Ernesto decide di nascondere nella propria casa una ragazza africana incinta che grazie all’aiuto di gran parte della famiglia partorirà il suo secondo figlio.
Non è facile giudicare Terraferma secondo le classiche categorie bello/brutto. È evidente che soffermarsi su elementi come montaggio, scelta delle inquadrature e recitazione degli attori non basta. Certamente è un’opera che sceglie di dare una rappresentazione di un fenomeno sociale devastante. Si vogliono indagare le diverse reazioni possibili a un evento che, è noto, divide. Terraferma, veniamo ai problemi, forse ha troppi temi da trattare. Il gap generazionale, la miopia delle forze dell’ordine, la crisi economica, l’impatto del turismo di massa, tutto questo in un solo film, forse è davvero troppo. Difficile gestire ogni sequenza con attenzione e mestiere. Alti e bassi. Come in mare.
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