C’è un ladruncolo che per caso ha la mappa di un tesoro, un sicario che cerca mappa e ladro, ed un cacciatore di taglie che cerca entrambi. Tre pistoleri in Manciuria fra inseguimenti, duelli ed esercito giapponese alle calcagna.
Chi l’ha detto che il vecchio west sia soltanto quello abitato da cowboy e pellerossa? La frontiera, quella autentica, potrebbe essere ovunque, anche nel sud-est asiatico. Perché in fondo, il luogo dei reietti in cerca di fortuna, è un topos comune ad un’infinità di tradizioni. Certo, stiamo sempre parlando di un western e come tale dovrebbe presentare dei requisiti minimi di identificazione, ma ne Il buono il matto il cattivo i parametri standard - tracciati a suo tempo dall’inarrivabile Sergio Leone - vengono rispettati, è solo la location che cambia.
Così, dallo 'spaghetti western', si passa al 'kimchi-western', e per kimchi si intende un piatto tipico coreano diffuso in patria almeno quanto gli spaghetti nello Stivale. E coreano, ovviamente, è anche il regista Kim Jee-Woon. Uno che dalle sue parti è un divo (al pari del trio di attori protagonisti: Lee Byung-hun, Jung-woo Sung, Song Kang-ho), mentre nel Bel Paese è conosciuto a malapena dai cinefili più incalliti. Quelli cioè che sono riusciti a non perdersi film come A bittersweet life e A tale of two sisters. Mentre ancora nel limbo delle pellicole mai giunte fluttua l’eccezionale noir I saw the devil, sempre dello stesso autore. Che, a dirla tutta, è un viaggiatore di celluloide. Vaga fra generi differenti, imponendo il suo ritmo che si rivela essere il tratto distintivo di una regia frenetica e coinvolgente. Uno stile poroso capace di mutare, o meglio variare proprio come in questo caso, all’interno della stessa produzione. Abbiamo infatti tanto Sergio Leone nel film, ma non mancano modalità tipiche del genere pulp caro invece a Quentin Tarantino. E magari, al posto di una colonna sonora solenne alla Ennio Morricone, troviamo tracce musicali pop-rock.
Passato da Cannes e da Toronto, distribuito però in Europa solo in Gran Bretagna, Il buono il matto il cattivo sbarca in Italia dopo tre lunghi anni dall’ultimo ciack e dopo quaranta milioni di dollari incassati al box office a fronte dei dieci sborsati per realizzarlo. Unica vera controindicazione, la durata di due ore e venti. Forse un po’ troppe: e pensare che è stato pure tagliato di altri 50 minuti! Ma, tutto sommato, al mitico Sergione, probabilmente, sarebbe piaciuto. Almeno per il coraggio.
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