Premio del pubblico al festival di Torino 2010, arriva nelle nostre sale il film di Alessandro Piva con la bella Carolina Crescentini. Droga, malavita, omicidi, inseguimenti. Le vite sofferte di numerosi personaggi si intrecciano in una Roma multietnica, con una descrizione che permette anche alla nostra capitale di acquisire il ruolo di personaggio.
Piva sceneggia, dirige, monta e produce in un'Italia dove fare un film non è per niente impresa facile. Ispirandosi al romanzo omonimo di Giovanni Mastrangelo, decide nella sua messa in scena di rimanere fedele alle pagine scritte perfino nelle lunghe sezioni dei monologhi, che diventano parentesi narrative in cui i protagonisti si rivolgono direttamente allo spettatore guardando in macchina.
Questo e una certa frammentazione generale anche e soprattutto nella raffigurazione dei personaggi – quando, come tipico nel cinema italiano, ne sarebbe proprio lo scopo espressivo - indeboliscono il film. Il racconto corale non riesce a restituire la dimensione corale della città. Quando abbiamo finito di vederlo non restiamo con uno spaccato della capitale tra le mani, ma piuttosto con una serie di vicende private fini a se stesse. Insomma: Roma, in quanto personaggio, rimane purtroppo bidimensionale. Bisogna però dire che fa sempre piacere incappare in un tentativo di noir nostrano, visto che se ne fa così poco ed è così affascinante. “Henry” è il nome in codice con cui viene chiamata la droga.
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