Una moderna Lisistrata di Aristofane, una donna pronta a tutto pur di far sentire la propria voce, pur di far valere i propri diritti. Una donna. Tanto basta. È Leila, giovane e colta moglie del maestro di un piccolo villaggio situato da qualche parte fra l’Africa settentrionale e il Medio Oriente, la protagonista di La sorgente dell’amore, l’ultimo capolavoro di Radu Mihaileanu.
Regista dalla straordinaria raffinatezza e profondità espressiva, Radu Mihaileanu aveva già dato prova del suo immenso talento nel 1999 con Train de Vie – Un treno per vivere, per poi essere consacrato definitivamente con Il concerto (2009), poesia allo stato puro, recitato in maniera esemplare da attori altrettanto esemplari, tra i quali spiccava Mélanie Laurent.
“Tutto ha avuto inizio con un fatto di cronaca avvenuto in Turchia nel 2001 - racconta il regista -. Fin dalla notte dei tempi, le donne di un piccolo villaggio tradizionale andavano ogni giorno a prendere l’acqua alla sorgente in cima a una montagna vicina e la riportavano al villaggio in pesanti secchi colmi fino all’orlo che spezzavano loro le spalle. A seguito di una serie di incidenti, le donne decisero di prendere in mano il loro destino e iniziarono lo sciopero dell’amore per convincere gli uomini a costruire una rete idrica nel villaggio. All’inizio gli uomini non presero sul serio le donne e ci furono episodi di violenza. Le donne non si arresero e alla fine la diatriba fu risolta dal governo”.
Un film che parla d’amore, anche se non lo mostra, lo rende protagonista di uno sciopero, ma è totalmente pervaso dal suo spirito e dalla sua forza dominatrice. Lo sciopero dell’amore fatto da Leila e dalle sue compagne è organizzato e portato avanti con amore, appunto, con intelligenza, con dedizione. È uno sciopero che raggiunge il suo scopo perché la posta in gioco è così alta che ognuno cerca nei meandri del suo essere, ognuno sfrutta le sue risorse, ognuno si ingegna, per cercare di arrivare a un 'happy end'. Senza mai arrendersi, ma essendo consce anche che quando si scatena una guerra bisogna pur sapere quando fermarsi. Il punto dopo la scritta FINE lo mette solo la risposta a questa domanda: “Che cos’è una donna?”. Io esisto. Questa è la risposta. Nulla di più. Ma le conseguenze sono infinite. Perché l’infinitamente piccolo a volte può rivelare l’infinitamente grande. Lo sa bene l’autore che costruisce La sorgente dell’amore proprio sulla disperata ricerca di equilibrio fra piccolo e grande, giustizia e rispetto della tradizione, libertà e legami affettivi, amore e senso di responsabilità. La sorgente delle donne non è l’acqua ma è l’amore. La sorgente dell’uomo, invece, sono le donne.
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