No, non è facile avere un padre con crisi maniaco-depressive. Lo sanno bene Amelia e Faith, le due figliole. E anche Maggie è costretta a fare i conti con una realtà che diventa giorno dopo giorno insostenibile. Non è il peggior padre e marito che si possa avere, Cameron, anzi, ma la patologia che gli sta massacrando la vita comincia a influenzare fin troppo l’esistenza del resto della famiglia. La decisione è sofferta, ma quasi imposta. Maggie abbandona il tetto coniugale con la prole, ma c’è un problema economico che non può essere sottovalutato. I soldi non bastano nemmeno per far studiare le bimbe. Sì, un master alla Columbia università potrebbe conferire alla donna un titolo con cui procurarsi un lavoro sicuro e ben pagato. Già perché Cameron, il suo l’ha bello che perso e vive col sussidio della nonna che ha la gestione dell’immenso patrimonio della famiglia del consorte. C’è il problema della distanza dal college, da Boston, dove vivono, a New York, ma il dado è tratto, Amelia e Faith rimarranno col papà…
Caos domestico docilmente manipolato. Maya Forbes mette subito in chiaro che la sua storia è ispirata a fatti realmente accaduti – quanto ci piace scrivere questa frasetta – e sfodera anche la forte connotazione autobiografica. Cala la scena sul finire degli anni Settanta in un Massachusetts da cartolina e per completare a dovere l’ambientazione decide di bearsi con una stupenda colonna sonora che è tutta un amarcord. In questo piccolo concentrato di sociologia yankee, la Forbes, che col suo cognome non può certo passare inosservata, ci prende per mano e ci accompagna a seguire la lotta di una famiglia molto atipica. Sì, la protagonista è donna, moglie, mamma che prende in mano il destino del gruppo e decide di lasciare marito e figlie a Boston per andare a studiare alla Columbia university di New York. Il suo gesto provoca un po’ una baraonda, sì, la nostra lo fa per garantire un futuro sostenibile alla prole e a se stessa, ma agli occhi del mondo intero, o meglio sarebbe dire della società americana bigotta e conservatrice, la scommessa accademica equivale a un abbandono dei doveri quotidiani per godere appieno della leggerezza della vita studentesca. Con le pinze e tanto talento, la Forbes si addentra in una questione sociologica bifronte, dove da un lato c’è la mamma che torna a scuola, dall’altra il disturbo bipolare del marito che deve prendersi la sua bella responsabilità di padre. Gli equilibri della commedia si mantengono saldi e Teneramente folle non risulta né moralistico né drammatico, anzi mostra i protagonisti venir fuori caparbiamente – e non senza un pizzico di sana autoironia – da un paio di situazioni delicate scegliendo le strade meno semplici. A rendere piacevole la pellicola, oltre alla bravura della Forbes, un cast di attori davvero all’altezza con Zoe Saldana (Maggie) su tutti. Invertire i ruoli e trasformare gli stereotipi di una società bacchettona infischiandosene dei giudizi altrui, questa la mission, in una pochade accattivante e persino divertente. Mica male!
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