La lingua d'asfalto che si apre alle spalle di un capannone industriale dismesso viene interrotta soltanto da qualche arbusto verdastro che, ostinatamente, riesce a trapassare il manto di pietrisco e catrame. Allo stesso modo, in quei luoghi abbandonati dal lavoro, e quindi dagli uomini, da qualche giorno hanno preso a insinuarsi la forza di una storia e con essa il cinema, e quindi gli uomini. È un contrasto intenso. E di finzione non c'è proprio traccia: assi di metallo arrugginiti, vetri infranti, pareti sbrecciate, cavi penzolanti, il frastuono di alcuni mezzi pesanti di passaggio (qualche fabbrica aperta per fortuna ancora c'è da queste parti). Poi i segni della presenza della troupe: mezzi tecnici, comparse, tavoli apparecchiati per il pranzo, attori, il regista, i produttori, qualche urlaccio dei presenti. Siamo in zona Mirafiori, a Torino, in uno dei tanti stabilimenti della galassia Fiat che ha chiuso da un tempo che nessuno riesce a precisare. Viene da pensare che potrebbero essere anche secoli, per quanto la società è cambiata nel frattempo. Fra queste mura si gira Mirafiori Lunapark, opera prima del regista torinese Stefano Di Polito, che per il suo debutto dietro la macchina da presa è riuscito a chiamare sul set tre attori apprezzati come Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli. Il film è prodotto da Mimmo Calopresti ed Eileen Muriel Tasca, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte, la distribuzione italiana è di Minerva Pictures Group, mentre soggetto e sceneggiatura sono firmati da Di Polito e Anna Gasco, in collaborazione con lo stesso Calopresti. "Mi ha colpito il messaggio positivo", esordisce Calopresti, "ho ricevuto lo script e mi ha incuriosito. Mi è piaciuto fin dal titolo". Si tratta di una commedia, come precisano regista e produttore, mentre Haber li guarda con un po' di meraviglia. In effetti, proprio in quei momenti, si sta girando la scena di un funerale. Sarà per quello. Dal pressbook il tema del racconto: "Tre pensionati trasformano la loro vecchia fabbrica abbandonata in un Lunaprk per realizzare il loro sogno di riavvincare i nipotini al quartiere. Un posto ormai abbandonato dai loro figli che vedono questo quartiere senza futuro. Una commedia "molto" all'italiana, un film che rispecchia la situazione attuale europea di austerity e mancate speranze nel più storico dei luoghi operai". Segue precisazione: "Il film affronta in maniera leggera e divertente una realtà drammatica...". Una commedia, si diceva, "girata a Torino in tre settimane, ma che ha una valenza simbolica e internazionale", sottolinea il regista, che aggiunge pure qualcosa sulle caratteristiche della sua opera: "Alcune cose del film sono documentaristiche, prese dalla realtà, dal quartiere dove giriamo, borgo Mirafiori, nato negli anni Sessanta e ora popolato da molti pensionati". Del trio di interpreti Haber è quello che di mostra maggiore verve e afferma: "Il set sembra l'Italia di oggi, mentre la storia è a metà tra commedia e favola o almeno a me così sembra". Gli altri due attori aggiungono qualche battuta sui loro personaggi. Catania dice che "che vogliono sentirsi utili", mentre Colangeli fa una riflessione più articolata: "Il mio personaggio è molto legato al lavoro. Ribatte agli altri colleghi che 'il lavoro politico lo faccio fuori dalla fabbrica'. Oggi forse questo suona tra il patetico e il romantico". Calopresti mette in luce il tentativo di valorizzare i giovani che collaborano al film, realizzato a basso budget (si parla di circa 500 mila Euro, con il pieno appoggio dei tre interpreti principali). L'uscita è prevista per l'inverno o, al più tardi, i primi mesi del 2014. "Ma uscirà davvero? Viste le condizioni capestro che ormai vengono imposte?" si lascia sfuggire sottovoce Haber. Calopresti, dall'estremità del tavolo dove sono seduti i cineasti, facendo volteggiare nell'aria anche il gesto delle corna, subito ribatte con la voce stentorea del produttore: "Certo che uscirà!". E c'è da credergli. Se lui e gli altri protagonisti di questa interessante avventura cinematografica sono stati capaci di portare il cinema in fabbrica e rianimare questi luoghi oramai desolati, c'è da scommettere che Mirafiori Lunapark, in sala, ci approderà davvero.
Giuseppe Costabile
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