Ritorno al Futuro, un classico che non tramonta mai


Ritorno al Futuro

Quando si parla di Ritorno al Futuro, si inquadra un vero e proprio classico del cinema mondiale. Gli amanti della settima arte non si stancano mai di guardarlo e, soprattutto, di notare un cosa: esattamente come altre pellicole di Robert Zemeckis, questo film vede in primo piano un aspetto centrale, ossia il tempo.

In questo caso, però, al centro dell’attenzione non ci sono orologi Tissot  o i primissimi Swatch che negli anni ’80 cominciavano a prendere piede, bensì un CASIO che, pur essendo decisamente più economico rispetto a molti altri modelli che sono entrati nell’immaginario collettivo grazie al cinema, è immensamente più accessoriato e, appunto, futuristico.

Proprio come il tempo, che è uno schema che non ammette errori, Ritorno al Futuro è un’opera che, secondo diversi critici ma anche e soprattutto sulla base del successo di pubblico, ha davvero pochissime sbavature.

Tra i motivi per cui questa pellicola è ancora nel cuore della critica e degli spettatori dopo così tanti anni è possibile citare senza dubbio le tantissime battute che, ancora oggi, fanno parte della storia del cinema e della cultura in generale. Giusto per fare qualche esempio, ricordiamo l’esclamazione “Grande Giove!”, ma anche “Dove stiamo andando non c’è bisogno di strade”.

Quando di un film si citano le battute anche in conversazioni che con la cinematografia non hanno nulla a che fare, significa che ha quel certo non so che capace di trascendere il tempo che passa e di affascinare a prescindere dall’evoluzione dei linguaggi.

Nel caso di Ritorno al Futuro, a stupire è ed è sempre stata anche la chiave narrativa, caratterizzata da un approccio ottimistico ma caratterizzato da contenuti tutto tranne che tendenti allo sdolcinato. Questa pellicola, che a detta di diversi punti di vista critici rappresenta una delle più felici rivisitazioni del self made man d’oltreoceano, inizia un discorso dedicato al concetto di tempo che il regista ha ripreso in pellicole successive, tra le quali è possibile citare Contact.

Un legame mancato

Quando si parla di Ritorno al Futuro, oltre che della centralità di un concetto di tempo positivo (purché l’uomo in qualche modo intervenga ‘barando’), è il caso di discutere anche di un legame mancato tra questa pellicola e la Disney.

Pochi sanno che, terminata la prima bozza, Zemeckis e Gale si sono messi alla ricerca di una casa di produzione a cui vendere i diritti. Inizialmente, si sono rivolti niente meno che alla Disney. Il risultato? Un netto rifiuto. Il motivo? La presenza di una storia incestuosa tra un figlio e la versione del passato di sua madre.

Conclusioni

Si dovrebbe davvero scrivere un libro su Ritorno al Futuro, un classico che, soprattutto oggi, ci sa dire tante cose su come guardare al futuro. Proseguendo con le curiosità più interessanti, è impossibile non chiamare in causa il fatto che il cane Einstein, fido compare di Doc Brown, inizialmente non doveva essere un cane ma uno scimpanzè.

Le cose sono cambiate all’ultimo momento su iniziativa di Sid Sheinberg che, da proprietario dei diritti del film, ha fatto presente che, a suo avviso, un esemplare del genere non sarebbe mai stato foriero di profitti al botteghino.

Non c’è che dire: attorno a questo film ruotano talmente tanti aneddoti da poter scrivere pagine e pagine relative anche all’evoluzione della poetica del regista che, con questo capolavoro, ha consegnato alla storia una perla che deve tantissimo al cast stellare – oltre a J. Fox abbiamo grandi come Christopher Lloyd e Crispin Glover – ma anche alla colonna sonora che, a più di 30 anni dall’uscita dei cinema, risuona ancora durante le nostre giornate.